Rivoluzione digitale e mercato dentale
di Roberto Rosso – Presidente Key-Stone
Raramente abbiamo assistito, nel dentale, a un cambio così repentino nella domanda di protesi; una vera e propria rivoluzione, poiché la percentuale di dentisti che richiedevano protesi proveniente da flusso digitale nel 2015 era del 36% ed ora è più che raddoppiata, raggiungendo il 78% nel 2017.
Fortunatamente, già da anni una buona parte di laboratori ha iniziato a investire nelle tecnologie digitali o comunque hanno trovato dei partner in laboratori attrezzati; infatti, solo poco più di un terzo dichiara di non fornire protesi proveniente da flusso digitale, ma si tratta di strutture piccole, spesso composte da un solo tecnico e di età abbastanza avanzata.
Come si può osservare dal grafico 2, il più importante avvicinamento alle produzioni di flusso digitale sembra essersi sviluppato soprattutto tra il 2011 e il 2013, periodo in cui si è assistito a un maggior incremento dei laboratori aperti a queste tecnologie che, d’altro canto, in maggioranza, inizialmente hanno preferito utilizzare il sistema del “full outsourcing”. Al punto che, a tutt’oggi, oltre il 50% dei circa 4,5 milioni di elementi di protesi fissa realizzati in Italia proviene ormai da flusso digitale.
Ma è con gli incentivi fiscali del periodo 2015-2017 che si è assistito a una vera e propria “corsa al digitale”, che non potrà che continuare per essere al passo con l’evoluzione tecnologica, dei materiali e delle richieste dei dentisti.
Tra coloro che offrono protesi digitale, il numero di laboratori che dispongono di un fresatore interno è quasi duplicato dal 2011 al 2017 (dal 4% all’14%) ed è triplicato il numero di quelli dotati di uno scanner “in house” passando dall’8% nel 2011 al 27% nel 2017.
L’elevato sviluppo di questi ultimi anni rappresenta il preludio di un mutamento nel modo di realizzare protesi in Italia, che porta i professionisti del settore ad adattarsi a nuove tecniche e tecnologie, accettando di mettere in discussione i “tradizionali modelli di riferimento” dei ruoli lungo la filiera. Con l’avvento delle nuove tecnologie, l’odontotecnico in primis si trasforma da “artigiano della biomeccanica”, competenza che rimane fondamentale, a tecnico del digitale costantemente aggiornato. Un’evoluzione necessaria per stare al passo e rapportarsi a pari livello con clienti e fornitori, senza correre il rischio di vedere delegittimato il proprio riconoscimento sociale. Lungo la filiera odontotecnica, infatti, dai fabbricanti ai dentisti i rischi di conflittualità e confusione di ruolo sono altissimi. E il laboratorio odontotecnico che investe in tecnologie, risorse e cultura digitale diventa di fatto un’impresa con le carte in regola per competere in un mercato in cui grandi centri di fresaggio e fabbricanti rappresentano di fatto un’alternativa, e una potenziale minaccia, alla produzione artigianale.