Il David di Michelangelo in 3D

Il David di Michelangelo in 3D

Il gemello digitale del David di Michelangelo, presente nel padiglione Italia a Dubai, è frutto di un’operazione che unisce la memoria storica e un presente ad altissima tecnologia. Ingegneri, tecnici e classicisti, insieme a restauratori e alle tecnologie più avanzate, hanno riprodotto l’opera. Oltre 40 ore solo per la prima fase di scansione, centimetro per centimetro, di tutta la statua e poi la digitalizzazione. “Il lavoro è stato fatto con un alto livello di accuratezza” spiega Grazia Tucci, direttrice del laboratorio di Geomatica per l’ambiente e la conservazione dei beni culturali dell’Università di Firenze che fin dall’inizio ha coordinato  il progetto.

L’opera, eseguita la stampa in più parti, è stata oggetto di un certosino lavoro di rifinitura finalizzato a conferirle l’aura, il valore culturale ed estetico dell’originale. Per due mesi Nicola Salvioli, esperto nel campo del restauro italiano su grandi sculture, ha lavorato con il suo team per rivestire questo documento tridimensionale con un impasto di resine e polvere di marmo di Carrara, donandogli una “pelle” utile a ricreare la magia del coinvolgimento emotivo del David che tutti conosciamo.

Da dove si è partiti?

Quel che serviva lo si è trovato nelle applicazioni industriali iniziando dagli scanner impiegati, fra le altre cose, per controllare i prototipi delle pale eoliche.

Ricercatori dell’Università di Firenze in collaborazione dei tecnici della Hexagon, multinazionale svedese attiva nel campo dei sensori e delle soluzioni autonome, per la digitalizzazione dell’opera hanno utilizzato due strumenti differenti. Il primo è un tracciatore abbinato ad uno scanner laser con una precisione che si misura in centesimi di millimetro; il secondo strumento, utilizzato per il rilievo delle parti complesse, è un sensore a luce strutturata formato da un proiettore e due telecamere ad alta risoluzione: il proiettore illumina la superficie della statua con delle forme geometriche che servono alle due camere per acquisire le superfici. In pratica, lo scanner è per la figura nel suo insieme; il sensore a luce strutturata è per i dettagli.

Non è la prima volta che il David, scolpito fra il 1501 e il 1504, viene digitalizzato. Nel marzo del 1999 un gruppo di studiosi della Stanford University guidati da Marc Levoy ne eseguì una scansione tridimensionale. 

Da allora diverse opere d’arte iconiche sono entrate nell’epoca della riproducibilità digitale, parafrasando il titolo del saggio incompiuto di Walter Benjamin.

All’Università di Firenze parlano comunque di processo industriale innovativo e di rinascita: sostengono che l’operazione sia il simbolo dell’Italia che risorge dopo un periodo tanto difficile attraverso l’alta tecnologia applicata alla nostra storia.



NEWSLETTER

Iscriviti alla newsletter DentalClub e ricevi tutti gli aggiornamenti su prodotti, promozioni e offerte del nostro eCommerce, eventi formativi e novità.