Nino, il robot barista
Ai Murazzi del Po di Torino è aperto dal 20 giugno un chiosco di tre metri per tre dove due bracci robotici preparano cocktail tramite una app.
Il robot barista si chiama Nino ed è il figlio del celebre Makr Shakr, presentato quattro anni fa e che da allora opera soprattutto a bordo di lussuose navi da crociera ai Caraibi o nei casinò di Las Vegas dove dicono abbia servito oltre un milione di cocktail.
Il lancio di Makr Shakr avvenne in uno scintillante evento di Google: nel video si vedevano questi due bracci robotici preparare ogni tipo di cocktail a ritmo di musica governati da una app tramite la quale il cliente indicava il drink preferito e anche il mix di ingredienti. Più rum e meno soda per favore.
Makr Shakr è un prodotto made in Italy e porta la firma di uno dei più brillanti inventori dei nostri tempi: Carlo Ratti, da anni a capo del laboratorio sulle città del futuro del MIT di Boston.
Ratti è un giovane guru, nel senso buono della parola, le cui spettacolari installazioni ci fanno riflettere su come sta cambiando la nostra vita con la tecnologia. Sono performance che indicano un futuro possibile. Ma Makr Shakr vuole provare a essere qualcosa di più: un prodotto con un mercato.
Tramite app il cliente può memorizzare i drink preferiti, salvare il mix ideale, pagare e anche scoprire le ricette degli altri, in una sorta di “community dello spritz”.
Non si tratta del primo robot barista del mondo: nella città olandese di Groningen da qualche anno ce n’è uno che aiuta il barista a prendere le bottiglie giuste scalando una scenografica torre colorata. Ma appunto si tratta di un aiuto. Nino invece fa tutto da solo.
E si muove con una certa eleganza visto che i movimenti li ha studiati un coreografo di fama mondiale, Marco Pelle, del New York Theatre Ballet.
Resta il fatto che un buon barman, con cui magari fare due chiacchiere, è sempre meglio di un robot.