L’Odontoiatria nell’arte (parte I)

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L’Odontoiatria nell’arte (parte I)

Volendo fare una cronistoria delle rappresentazioni del mondo odontoiatrico nell’arte raffigurativa, includendo anche disegni e manoscritti, si deve risalire al IX-X secolo per ritrovare un disegno a colori che fa parte del Codex Niceta conservato presso la Biblioteca Medicea Laurentiana a Firenze. Nel disegno sono raffigurati: un esperto intento a ridurre una lussazione della mascella inferiore con l’aiuto di un assistente che tiene ferma la testa del paziente.

 

 

Un altro disegno a colori è all’interno del trattato di Chirurgia  di Ruggero Frugardo o dei Frugardi (noto sotto il nome di Ruggero di Salerno, Rogerius Salernitanus) abile chirurgo, vissuto nella seconda metà del XII secolo; forse il fondatore della grande scuola chirurgica salernitana. Il disegno mostra un giovane assistente monaco che armeggia con un soffietto per mantenere roventi i ferri per la cauterizzazione che a quei tempi era molto diffusa per il trattamento di alcune patologie dentali.

 

 

Tratto da un manoscritto di Rolando da Parma risalente alla fine del XIII secolo e conservato presso la Biblioteca Casatanense di Roma, troviamo un disegno a colori che mostra una riduzione della lussazione della mascella. Nel disegno l’operatore e il paziente sono donne mentre l’assistente, uomo, tiene in mano un lenzuolo pronto per l’uso.

 

 

Un disegno tratto da un manoscritto tedesco del 1467 conservato presso Landesbibliothek di Stoccarda mostra un esperto mentre estrae un dente. L’esperto è di aspetto orientale ed è aiutato da un’assistente donna che rassicura il paziente tenendogli la mano ed appoggiando la mano sulla sua spalla.

 

 

Del XV secolo è anche un disegno contenuto in un famoso libro persiano, Châh Namé (il Libro dei Re) di Abu ‘L Qasim Firdusi (930-1020) conservato presso la Biblioteca Nazionale di Francia. Il disegno ci mostra un esperto mentre effettua un’estrazione ad un paziente disteso. Viene aiutato da due assistenti: uno mantiene vivo il fuoco con un soffietto mentre l’altro porge del fuoco all’esperto per riscaldare i ferri per la cauterizzazione. Si intravede un’altra figura intera sulla destra e alcuni volti sulla sinistra che probabilmente rappresentano dei curiosi spettatori.

 

 

Ancora un’estrazione dentale con l’esperto di fronte al paziente e con l’assistente dietro al paziente per tener ferma la testa. E’ uno dei tanti disegni del famoso Chirurgie di Ilkhani, scritto e illustrato da Charaf-ed-Din intorno al 1465.

 

 

Il “Cavadenti” del Caravaggio è sicuramente il dipinto più rappresentativo della pittorica raffigurativa del dentista. L’olio su tela, conservato nella Galleria Palatina del Palazzo Pitti di Firenze, viene datato intorno al 1608 durante il soggiorno a Malta. Il “Cavadenti” del Caravaggio è uno dei dipinti più anomali e controversi dell’artista. Anomalo in quanto il soggetto del dipinto è inusuale per il Caravaggio nel senso che rappresenta una scena di comune vita quotidiana, la cosiddetta pittura di genere che cominciò ad affermarsi nel ’600 in particolare fra gli artisti olandesi. Controverso in quanto ha suscitato in molti critici d’arte diversi dubbi circa l’effettiva paternità del dipinto. Si osserva la tipica rappresentazione realistica delle opere del Caravaggio ma è presente anche un aspetto nuovo per il Caravaggio: l’effetto caricaturale della scena. Sembra quasi una scena di teatro comico con attori che appaiono come macchiette. Il protagonista cavadenti contratto in una smorfia quasi comica che mostra uno sforzo estremo. All’epoca l’estrazione di un dente rappresentava una forma di intrattenimento e di svago ed era consuetudine che le persone assistessero ad episodi cruenti o disgustosi, anche più di un’estrazione di dente. Ecco quindi il gruppo di curiosi che assistono: chi guarda con aria stralunata, chi è intimorito, chi è assorto in contemplazione e l’immancabile bambino, personaggio curioso per eccellenza. E non ultimo il povero paziente che si sottopone a questa specie di tortura. Il Caravaggio sintetizza il culmine della scena con la mano aperta e tesa del malcapitato come per scaricare il dolore lancinante mentre l’altra mano afferra con forza il bracciolo della sedia. La scena viene pervasa da una luce forte e radente, luce che di solito il Caravaggio usava per sottolineare scene ben più importanti: visi di santi, la figura di Cristo o di qualche protagonista della storia sacra. Per finire il tavolo dove troviamo gli oggetti tipici del “dentista” dell’epoca: la brocca d’acqua e l’ampolla d’aceto per disinfettare dopo l’intervento.

 

 

 



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