Impronta analogica Vs impronta digitale

Impronta analogica Vs impronta digitale

Impronta analogica Vs impronta digitale, quella che conviene dal punto di vista dei costi.

 

L’evoluzione tecnologica nella pratica quotidiana dello studio odontoiatrico non porta solo a vantaggi e benefici nei confronti del miglioramento delle performance, ma anche a benefici economici non indifferenti nell’economia globale dell’attività.
Lo sostiene il dott. Raffaele Prencipe (nella foto), odontoiatria direttore scientifico EM Consulting S.r.l. società che si occupa di formazione in campo odontoiatrico, che ci aiuta a fare una serie di considerazioni sull’introduzione nella pratica odontoiatrica dello scanner intra-orale in sostituzione della presa di impronta con i vari materiali di precisione. Al dott. Prencipe abbiamo chiesto di mettere a confronto l’impronta digitale con quella tradizionale dal punto di vista dei costi: quale conviene?

“Prima di avanzare delle conclusioni è doveroso fare una precisazione tecnica – dice ad Odontoiatria33 – ovvero che l’evoluzione di questi sistemi deve portare inevitabilmente all’utilizzo di sistemi aperti con gestione di file STL per potere dialogare con tutti”. Seconda precisazione è che “la curva di apprendimento per l’utilizzo corretto di uno scanner intra-orale non è semplicissima e breve”. “In un momento in cui l’ortodonzia classica con bracktes viene preferita da quella invisibile attraverso mascherine, è evidente che l’invio di file, al posto di modelli in gesso, alla casa madre, fornisce al dentista un beneficio non indifferente in termini, non solo di performance, ma anche di un risparmio di tempo in tutta la procedura di sviluppo dello studio del caso”. Poi c’è il vantaggio di poter mostrare al paziente il risultato finale in pochi minuti, dice Prencipe che aggiunge come questo modo di comunicare il piano terapeutico “permette una più performante acquisizione di potenziali clienti”.
“Stessa cosa per i casi di protesi con importante risvolto estetico, dove mostrare il risultato finale in pochissimo tempo con software dedicati, fa emergere esigenze latenti importanti da parte del paziente”. Molto spesso, in questi casi, l’accettazione del preventivo è immediata mette l’esperto che ricorda come molti software lavorano anche con fotografie del paziente e solo con quelle.

Altro aspetto evidenziato dal dott. Prencipe è che agli occhi del paziente queste tecnologie sono sinonimo di modernità e di qualità.
Tra i benefici delle impronte digitali rispetto a quelle tradizionali vi è anche quello del risparmio di tempo per la gestione delle stesse a cominciare dalla gestione del magazzino, dalle procedure legate alla sterilizzazione, alla pulizia, al confezionamento, fino all’invio al laboratorio.

Ma sul fronte economico quali sono i costi?
“Uno scanner intra-orale di giusta qualità costa sul mercato intorno a 24.000 € + iva anche se i costi possono variare a seconda dei modelli”, dice. “La formula oggi più corretta per entrarne in possesso è un noleggio operativo ma la proroga del super ammortamento al 130% può risultare conveniente. La valutazione sulla formula di acquisto è ovviamente soggettiva deve essere fatta con il proprio consulente fiscale”. Ipotizzando il noleggio operativo la rata per 48 mesi è di circa 570 € + iva al mese, quindi per un dentista circa 700 €, visto che l’Iva è un costo fatturando in esenzione”.

Invece i costi di una impronta tradizionale in materiale di precisione?
“Consideriamo che per la realizzazione di un manufatto protesico fisso, che sia una singola corona oppure un ponte di più elementi, occorre procedere alla rilevazione di almeno 3 impronte: prima impronta di precisione; impronta arcata antagonista; impronta di posizione. Il costo medio di un’impronta di precisione è di circa 25 €, considerando anche beccucci e puntali. Stiamo bassi per sicurezza. Quindi per ogni lavoro spendiamo circa 75 €, tralasciando il costo di cucchiai individuali dove necessari. Un costo di 100 € a lavoro è maggiormente indicativo in considerazione di impronte prese più di una volta per imperfezioni e per sprechi che inevitabilmente si hanno nella pratica. Potrebbe essere giusto affermare che per 7-10 casi protesici al mese pareggiamo il costo della rata del noleggio, salvo risparmiare tutto alla fine del noleggio operativo”.

“Un break-even point ragionevole è a 8 casi protesici al mese, volendo fare un semplice calcolo economico, tralasciando quanto detto all’inizio sulla gestione dell’immagine e della qualità”, conclude il dott. Prencipe che vuole precisare, nuovamente, come nella sua ipotesi non viene considerato il tempo necessario per acquisire la “manualità” necessaria per utilizzare questa nuova tecnologia e non tiene conto delle eventuali differenze di qualità dell’impronta ottenibile con le due sistematiche, lasciando queste valutazioni alla ricerca scientifica.



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