I seguaci di Röntgen (cenni di storia della radiologia IV)

I seguaci di Röntgen (cenni di storia della radiologia IV)

Il fermento per la scoperta  dei “raggi di Röntgen” contagiò in realtà rapidamente tutta la Penisola. Il direttore dell’Istituto di Fisica di Pisa, Angelo Battelli, volle anche lui verificare la possibilità di ripetere il fenomeno. Insieme ad Angelo Garbasso, docente di Fisica matematica, riuscì a ottenere diverse immagini con i raggi X, e a darne comunicazione il 25 gennaio in una pubblica conferenza.

Reazioni ugualmente solerti, ed entusiastiche, vennero registrate da parte di Pietro Blaserna ed Eugenio Beltrami a Roma, di Antonio Roiti a Firenze, di Carlo Luraschi a Milano, di Damiano Macaluso a Palermo, di Giovan Pietro Grimaldi a Catania. Quasi una corsa a chi riuscisse per primo a emulare le prodezze del professore di Würzburg. A Bologna, Augusto Righi, reputato il massimo dei fisici italiani di fine Ottocento, effettuò nello stesso mese di gennaio una radiografia sulla mano di una donna, una sarta che si era conficcata un ago da cucire nel secondo dito, e pensò bene di consegnare la “clamorosa” immagine ai giornali. 

A Perugia, il 5 febbraio, il milanese Enrico Salvioni era già in grado di presentare un nuovo apparecchio radiografico, che lui chiamò criptoscopio, una sorta di piccola camera oscura a tronco di cono, che appoggiato agli occhi permetteva di vedere immagini prodotte dai raggi X su uno schermo fluorescente. 

 

Sarebbe stato lo stesso Röntgen a verificare di persona quanto l’eco del suo nome si fosse così amplificata nel nostro paese. Amavano l’Italia, lui e la moglie, dove più di una volta avevano deciso di trascorrere le vacanze pasquali. Oltre alle città più ricche di fascino e di storia (Roma, Napoli, Firenze, Venezia), alla coppia piaceva godere del clima primaverile mediterraneo, soggiornando in luoghi di villeggiatura, come Sorrento, Santa Margherita Ligure, Cadenabbia sul Lago di Como. Nel marzo di quel 1896, dopo mesi di stressante attività e di onerose incombenze, il ritorno verso alcune di queste mete ebbe anche il sapore del meritato riposo; ma stavolta non fu facile, per loro, rifugiarsi nel ruolo degli sconosciuti turisti. A Venezia, il 14 marzo, Röntgen fu raggiunto da una lettera di Giuseppe Vicentini, che lo invitava nella vicina Padova a visitare il laboratorio nel quale erano stati impiegati i raggi chiamati col “suo” nome. In aprile, a Roma, di ritorno da Sorrento, l’Accademia dei Lincei (la più antica accademia scientifica del mondo) gli conferì il titolo di “socio ordinario esterno”.

 

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