Arrivederci estate
Ogni anno l’equinozio d’autunno sancisce il passaggio astronomico tra l’estate e la stagione autunnale: da questo momento in avanti le notti si faranno sempre più lunghe fino al giorno del solstizio di inverno, quando la differenza risulterà massima.
Alle 21:20 di oggi nell’emisfero boreale sarà raggiunto l’equinozio d’autunno, il momento esatto – non è infatti un giorno intero – che determina il passaggio astronomico dall’estate alla stagione autunnale. Dal punto di vista meteorologico le stagioni subentrano in media con un paio di settimane di differenza rispetto al cambio celeste, che è intimamente legato ai moti della Terra rispetto al Sole.
Poiché vi è uno ‘scarto’ tra il calendario gregoriano che utilizziamo per scandire l’anno (di 365 giorni esatti) e il tempo che impiega il nostro pianeta a compiere un giro completo (moto di rivoluzione) attorno alla stella, cioè 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 49 secondi, ciò determina che il giorno dell’equinozio non sia sempre lo stesso.
Il termine equinozio deriva dal latino “aequinoctium” e significa letteralmente notte uguale al dì, che è la parte ‘illuminata’ dal Sole di un giorno intero di 24 ore. In realtà notte e dì non hanno un’esatta durata di 12 ore ciascuno, poiché a causa della rifrazione atmosferica e di altri parametri il dì risulta sempre un po’ più lungo della notte, pur trattandosi di una leggera differenza. La durata praticamente identica è legata al fatto che, durante gli equinozi, i raggi del Sole raggiungono perpendicolarmente l’asse della Terra, che è inclinato di circa 27,5° sul piano dell’eclittica, ovvero il piano su cui si giace l’orbita del nostro pianeta. Abbiamo le stagioni proprio per via dell’inclinazione dell’asse. Poiché la Terra ruota attorno al Sole, i raggi solari la raggiungono con una diversa inclinazione in base alla sua posizione, che varia sull’orbita con la passare di giorni, settimane e mesi. Solo in due occasioni i raggi raggiungono perpendicolarmente l’asse della Terra, ovvero quando il Sole si trova allo zenit all’equatore: ciò si verifica durante l’equinozio di primavera e in quello d’autunno. Il primo scandisce il passaggio tra l’inverno e la primavera nell’emisfero boreale (settentrionale) e tra l’estate e l’autunno in quello australe (meridionale); il secondo tra l’estate e l’autunno nel boreale e tra l’inverno e la primavera nell’australe.
Benché si è spinti a credere che il passaggio tra l’estate e l’autunno si verifichi tradizionalmente il 21 settembre, le cose non stanno affatto così. L’equinozio d’autunno può infatti cadere tra il 21 e il 23 a causa della diversa durata dell’anno siderale (oltre 365 giorni) e l’anno gregoriano. Per via dello scarto di quasi 6 ore, ogni 4 anni si è dovuto introdurre l’anno bisestile per pareggiare i conti, aggiungendo un giorno in più al mese di febbraio. Anche questa soluzione non è sufficiente per allineare perfettamente anno astronomico con anno gregoriano, e così ogni 100 anni va tolto un giorno e ogni 400 ne va aggiunto un altro. Le discrepanze tra le due durate determinano lo slittamento in avanti (o indietro) della data degli equinozi.